Italiani arrabbiati con la politica, ma preferiscono i ‘normal’

I sondaggi registrano il risentimento dell'elettorato, che preferisce però leader 'rassicuranti' come Di Maio e Gentiloni.

L’Italia è un paese di santi, poeti e navigatori, ma anche di estremi opposti. Almeno in politica, visto che gli ultimi sondaggi condotti da Demos per Repubblica rivelano che nell’elettorato prevale la rabbia verso la classe dirigente, ma al tempo stesso i leader preferiti sono quelli più “rassicuranti” e moderati, come Luigi Di Maio e Paolo Gentiloni.

Esattamente in quest’ordine, peraltro. Perché anche l’istituto guidato da Ilvo Diamanti certifica il sorpasso del Movimento 5 Stelle (28,1%) nei confronti del Partito democratico (26,8), ma pur essendo il primo partito non ha alcun margine di manovra per costruire un governo pentastellato autonomo, visto che se non viene cambiata la legge elettorare da qui a fine legislatura, alle urne si andrà con un sistema proporzionale puro.

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Nemmeno il centrodestra raggiunge la soglia di governabilità, perché se si sommano le intenzioni di voto di Lega (13,6%), Forza Italia (13,2) e Fratelli d’Italia-An (4,8) comunque non si arriva al numero di seggi utili per formare una maggioranza. Ma almeno Matteo Salvini mette a segno un colpo personale importante, perché nel sentiment dell’elettorato di centrodestra supera Silvio Berlusconi di ben 9 punti percentuali. Ovviamente il Cav è incandidabile, ad oggi, ma se l’Ue dovesse cancellare le restrizioni della legge Severino, si dovrebbero rifare tutti i sondaggi e i relativi calcoli.

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Particolarmente interssante, infine, è il dato sulla premiership. Ad oggi è il vice presidente della Camera, il grillino Luigi Di Maio ad attirare la maggiore crescita di fiducia tra gli elettori. Ma se la batte, e bene, anche Paolo Gentiloni. Lontani tutti gli altri contendenti, ma attenzione a due outsider: Marco Minniti e Emma Bonino. Si fanno largo nell’opinione pubblica, ovviamente su sponde diametralmente opposte, ma viaggiando quasi agli stessi ritmi.

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Da qui al giorno delle elezioni se ne vedranno delle belle, dunque. Anche se in Italia non sempre questa espressione è coincisa con buone nuove per i cittadini.

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