Decreto per la Semplificazione: favorisce le lobby nelle gare di appalto

Snellimento burocratico rischia di essere controproducente. Intervenendo in una sola fase, quella della gara, e riducendo il mercato per un anno ci sarà meno concorrenza. Premiati i mercati locali.

(WSC) ROMA – Il premier Giuseppe Conte l’ha definita la “madre di tutte le riforme”. Il Decreto per la Semplificazione di fresca approvazionee, oltre a lubrificare gli ingranaggi della macchina burocratica italiana, contiene alcuni temi pallino del MoVimento 5 Stelle, come il sociale e le energie rinnovabili, la digitalizzazione e l’inclusione di genere e territoriale.

Con il Decreto per la Semplificazione, che introduce misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale, il governo premette prima di tutto di snellire le procedure amministrative, sbloccando cantieri e grandi opere. Le nuove regole sono state approvate da partiti che sostengono l’esecutivo, ma rimangono ancora degli ostacoli politici.

Le formazioni di centro sinistra PD e LeU hanno espresso dubbi sulle modalità previste per l’affidamento degli appalti e sulle deroghe da concedere per sbloccare i lavori. Seguendo l’esempio del “modello Genova”, ai commissari vengono concesse tutte le deroghe alle norme che potrebbero rallentare l’esecuzioni dei lavori, tranne a quelle penali, antimafia e sulla sicurezza sul lavoro.

Con Decreto per la Semplificazione rivisto il reato di abuso di ufficio

Passando per la revisione del reato di abuso d’ufficio e per quella del danno erariale, l’idea è semplificare le leggi vigenti, che inducono dirigenti e impiegati a preferire talvolta di non firmare provvedimenti anche banali, come una semplice verifica di impatto ambientale.

Prima di oggi il reato puniva che si era procurato un vantaggio violando “norme di legge o di regolamento”. Con la modifica il reato punisce chi viola invece “specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali residuino margini di discrezionalità”.

Secondo alcuni commentatori, però, si tratta di norme poco impattanti o addirittura controproducenti. Sono “fasi procedurali tutto sommato non preponderanti nel tempo di operatività e nella riduzione del “rischio” connesso all’adozione delle decisioni”, secondo Luigi Olivieri.

Intervenendo in una sola fase il risultato è un impatto limitato e meno concorrenza

Il testo – approvato dal CdM nella notte tra il 6 e il 7 luglio dopo sei ore di trattative – prevede inoltre la digitalizzazione della pubblica amministrazione, al sostegno all’economia verde e all’attività di impresa. Quattro sono gli ambiti principali indicati nel provvedimento.

  1. semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia;
  2. semplificazioni procedimentali e responsabilità;
  3. misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell’amministrazione digitale;
  4. semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy.

Il punto 1 prevede la temporanea “sospensione” del codice dei contratti, finalizzata allo scopo di permettere affidamenti diretti senza gara fino a 150.000 euro e procedure negoziate (cioè trattative private) limitate al coinvolgimento di 5 operatori economici per appalti fino a 5 milioni di euro. I problemi sono due: si pone l’attenzione soltanto su una tappa della procedura, ossia, la fase della gara e riducendo il mercato per un anno si rende il tutto meno concorrenziale. 

È previsto inoltre che l’aggiudicazione o l’individuazione definitiva del contraente avvenga entro due mesi, aumentati a quattro in specifici casi. “Il mancato rispetto di tali termini, i ritardi nella stipulazione del contratto e quelli nell’avvio dell’esecuzione dello stesso possono essere valutati ai fini della responsabilità del responsabile unico del procedimento per danno erariale“.

Questa riforma degli appalti favorisce la creazione di mercati locali

“A parte gli evidenti rischi di sovraesposizione alla corruzione sottostanti l’allargamento a dismisura di affidamenti diretti o ristretti a sole 5 imprese (in alcune regioni d’Italia, le 5 imprese saranno facilmente “suggerite” da organizzazioni criminali), si gettano le basi per creare dei mercati locali“, scrive Olivieri sul blog Phastidio.

“Se dall’idea di realizzare un appalto al collaudo occorrono molti mesi e, a seconda della complessità dell’opera, anche anni, la causa non è certo la gara”, osserva Olivieri. Stando all’Anac le fasi consistono di sei tappe distinte: la programmazione, la progettazione della gara, la selezione del contraente (gara vera e propria), la verifica dell’aggiudicazione e stipula del contratto, l’esecuzione e infine la rendicontazione. La progettazione è a sua volta divisa in 3-4 fasi: la progettazione di fattibilità tecnico-economica, quella definitiva e quella esecutiva, a cui si potrebbe aggiungere la fase della validazione della progettazione.

In sintesi “l’effetto di semplificazione sulla procedura complessiva degli appalti sarà irrisorio, ma il pregiudizio al mercato e alla concorrenza vastissimo”. E la concorrenza, ricorda Olivieri, è uno dei principi fondanti del Trattato Ue.

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