QE, le Banche centrali devono occuparsi delle disuglianze di reddito

Questo è particolarmente importante in Europa, dove vi è una totale avversione all’apportare modifiche significative alla politica fiscale.

di Salman Ahmed

La politica monetaria è pronta per un cambio di paradigma. Le Banche Centrali dei mercati sviluppati stanno sottovalutando l’impatto che potrebbe avere il populismo qualora la politica monetaria non tenga conto – anche velocemente – delle disuguaglianze di reddito. I quadri di politica monetaria devono includere un approccio basato sulla “Behavioural Macroeconomics”, ovvero la macroeconomia comportamentale, che tenga direttamente in considerazione le emozioni e la psicologia dei fattori economici.

Nonostante tre decenni di crescita globale senza precedenti, la crescente presa di coscienza in merito alle disuguaglianze sta ridisegnando il panorama economico e degli investimenti. Negli ultimi 35 anni, i ricchi di quasi tutto il mondo hanno incrementato i propri patrimoni ma, in generale, né la classe media né la fascia più bassa delle principali economie sviluppate o emergenti hanno registrato un miglioramento della propria condizione. La globalizzazione e i progressi tecnologici sono in parte responsabili di una retribuzione non uniforme dei lavoratori qualificati e del cambiamento dell’interazione tra capitale e rendimenti del lavoro. Tuttavia, il dibattito sul ruolo della banca centrale nella riduzione le disuguaglianze sta certamente – e giustamente – ricevendo maggiore attenzione.

L’inflazione dei prezzi al consumo è stata la principale variabile macroeconomica della politica monetaria fin dall’inizio degli anni 90 e ora rappresenta il quadro di riferimento per molte Banche Centrali in tutto il mondo. Tuttavia, dalla crisi finanziaria del 2008, la politica monetaria è andata oltre il semplice atto di fissare i tassi d’interesse, poiché la risposta politica si è concentrata sul proteggere le economie da condizioni di tipo depressivo.

È ormai risaputo che il Quantitative Easing (QE), ad esempio, ha avuto un effetto di riequilibrio del portafoglio, in quanto le Banche Centrali hanno cercato di riaccendere gli “spiriti animali”, incentivando gli investitori a detenere asset più rischiosi. I principali artefici del QE, come Ben Bernanke, hanno minimizzato l’impatto di una politica monetaria così aggressiva sulle disuguaglianze.

Recentemente David McWilliams ha affermato al Financial Times che lo sforzo fatto della Federal Reserve per evitare una depressione ha posto le basi per una rivolta generazionale tra i baby boomer e i millennials.

L’aumento delle disuguaglianze è stato un fattore importante nella forte ascesa del populismo sia in America che in Europa. Attualmente, l’ascesa del “fenomeno Trump” sembra essere più di una semplice anomalia che si diffonde dell’estrema sinistra e si rafforza. Per quanto riguarda l’Europa, l’ascesa del populismo in Italia è nettamente visibile, mentre in Germania il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD – Alternativa per la Germania) è ritornato in auge dopo il cambiamento di rotta rispetto alla politica sull’immigrazione del 2015. In Francia, le immagini delle proteste dei gilet gialli hanno fatto riflettere.

Probabilmente, questi cambiamenti avranno implicazioni a lungo termine per l’ordine politico ed economico dell’occidente che non risparmieranno nemmeno le Banche Centrali.

Ad esempio, il rapido e profondo ruolo di perno della Fed durante il primo trimestre del 2019 si è svolto in un contesto di intensa pressione presidenziale, nonostante la Fed abbia protestato per la propria indipendenza. Il presidente della Fed Jerome Powell ha minimizzato il ruolo che i mercati   azionari hanno avuto a dicembre nel determinare le condizioni finanziarie, ma a marzo la retorica si è completamente invertita, tanto che la Banca Centrale ha compiuto un significativo passo in avanti per quanto riguarda l’utilizzo di un targeting per il livello dei prezzi al consumo. Questo è il cambiamento più rapido e profondo al quale abbiamo assistito al di fuori degli anni di recessione.

Nell’attuale era del populismo, la politica delle Banche Centrali delle democrazie liberali deve tenere in considerazione la rabbia che nasce dalle disuguaglianze, poiché probabilmente avrà una forte influenza sulle realtà politiche future. Nei mercati finanziari, le argomentazioni a favore della finanza comportamentale sono ben comprese e le Banche Centrali possono imparare da questo approccio, al fine di incorporare la Behavioral Macroeconomics nelle proprie funzioni di reazione.

Questo è particolarmente importante in Europa, dove vi è una totale avversione all’apportare modifiche significative alla politica fiscale, anche se questa svolge un ruolo critico nel “correggere” gli effetti iniqui della distribuzione del reddito derivanti dalla politica monetaria. È necessario rivedere urgentemente e radicalmente la funzione di reazione della Banca Centrale Europea (BCE). La BCE ha bisogno di un impegno più mirato, credibile e visibile per raggiungere il target di inflazione del 2%. Inoltre, ha urgente bisogno di una serie più ampia di strumenti politici, come l’accesso al credito su larga scala per le PMI e ai gruppi a medio/basso reddito, nonostante esista il rischio potenziale rischio di una cattiva allocation del capitale. Questo è vero soprattutto se continua ad aumentare la probabilità di un’altra recessione economica. In effetti, è necessario prendere seriamente in considerazione delle versioni più blande della politica fiscale finanziata con denaro, come quella vista durante i periodi di guerra.

E’ importante ricordare che, se una grave recessione dovesse colpire l’Eurozona, le implicazioni politiche che ne deriverebbero sarebbero maggiormente aggravate dall’attuale aumento del populismo. La natura di un governo democraticamente eletto implica che, se istituzioni tecnocratiche – come la BCE – continuano a interpretare i loro mandati in modo restrittivo, potrebbero inavvertitamente portare a un incremento della pressione populista.

Infatti, se ciò dovesse verificarsi questo potrebbe avere potenti effetti a catena sulla forma e sulla portata del mandato della banca centrale per il futuro, se non sul futuro della stessa Unione Europea, proprio come stiamo vedendo in Italia.

Nel complesso, evitare la recessione è un imperativo economico e politico, poiché i paradigmi attuali rischiano seriamente di essere abbandonati in via definitiva. È giunto il momento di ripensare la funzione di reazione delle Banche Centrali per riflettere la Behavioral Macroeconomics.

Salman Ahmed, Chief Investment Strategist di Lombard Odier Investment Management

nella foto in alto: la sede della Bri, Banca dei Regolamenti Internazionali

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