Bce, i tedeschi contro Kaiser Draghi (e hanno perfettamente ragione)

In Italia tutti proni alla Bce, in Germania no. “Draghi è in procinto di rovinare il futuro dell’Europa”. Critiche feroci all’effetto di “dipendenza” provocato su “politici e agenti …

In Italia tutti proni alla Bce, in Germania no. “Draghi è in procinto di rovinare il futuro dell’Europa”. Critiche feroci all’effetto di “dipendenza” provocato su “politici e agenti di borsa”.

Ironia e toni allarmanti. Come prevedibile, la stampa tedesca si schiera compatta contro il nuovo pacchetto di misure annunciato ieri da Mario Draghi. Impietoso il quotidiano economico tedesco Handelsblatt che mostra il presidente con un sigaro che incendia banconote: “Il pericoloso gioco di Mario Draghi coi soldi dei risparmiatori tedeschi”.

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“Cosa dovreste fare con i vostri risparmi!” titola invece la Bild, che mette un grande 0% in copertina, il livello a cui Mario Draghi ha portato il costo del denaro. “Cari risparmiatori, da ieri non vale più quello che ci hanno detto i nostri genitori: risparmia nel tempo, per avere nell’emergenza”. “Risparmiare era il nostro dna, così mi hanno educato i miei genitori, risparmiare per la vecchiaia per quando ne hai bisogno”, scrive. “I soldi dei risparmiatori diventano sempre di meno – è la conclusione – e l’emergenza sempre più grande”.

“Come una droga”, è il titolo del commento della Sueddeutsche Zeitung, per la quale “il capo della Bce esaurisce tutti i mezzi del suo arsenale: con quali soldi sosterrà l’Europa nel caso di una nuova crisi economica mondiale, come quella del 2008? Draghi è in procinto di rovinare il futuro dell’Europa”. Il giornale critica l’effetto di “dipendenza” provocato su “politici e agenti di borsa”, inoltre individua una serie di “errori”, accusandolo: “vuole animare l’economia del Sudeuropa con mezzi inidonei”, e “contrastare una deflazione che non c’è”. Per die Welt il pacchetto di ieri è “un atto di disperazione”. “Chi sogna può pensare che questo diventerà un paese della cuccagna, ma i realisti lo prendono come un segnale di allerta”.

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Contro le scelte di Draghi si è schierato anche Lars Feld, economista tedesco considerato il più vicino al ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, ai microfoni di ‘Radio anch’iò su Rai Radio 1: “C’è una reazione negativa da parte tedesca perché si dice che Draghi pensi soprattutto alle banche italiane e non tanto all’Eurozona in generale”. Secondo Feld “le casse di risparmio e le banche popolari tedesche non sono contente di queste misure visto che il livello dei tassi è così basso in Germania, anche i margini di guadagno si restringono e quindi c’è una forte tendenza a consolidare. Ed è chiaro che le casse di risparmio non sono contente di queste misure”. Per quanto riguarda il vantaggio per le cosiddette banche ‘zombie’ significa che, ha spiegato l’economista “negli altri paesi il consolidamento avviene con più facilità e liquidità”.

Posizioni in linea con le reazioni espresse ieri da altri autorevoli osservatori tedeschi. “Per il popolo tedesco è una catastrofe”,aveva detto all’ANSA il presidente della BGA, confederazione del Commercio estero e all’Ingrosso, Anton Boerner. “I risparmiatori tedeschi vengono espropriati”, ha affermato sottolineando che l’effetto del pacchetto sia una “gigantesca redistribuzione dal nord verso il Sud”. Dal punto di vista politico, aveva aggiunto , sono misure che hanno “un potenziale esplosivo, e non aiutano a risolvere i problemi degli Stati indebitati”.

Giudizio severo anche da parte del presidente dell’Ifo Hans-Werner Sinn, secondo il quale Draghi salva le banche zombie del sudeuropa. “Il fatto che la Bce decida ora di dare crediti di lunga scadenza alle banche a rischio fallimento del Sud Europa a un tasso negativo dello 0,4% dimostra ancora una volta che questa porti avanti una politica fiscale della redistribuzione per il salvataggio di banche zombie e stati vicini al fallimento”. Per Sinn “questa non è politica monetaria, ed è sempre più difficile per la Bce venderla come tale”. La Bce, aveva concluso “coperta dalla Corte di Giustizia europea, si spinge a osare sempre di nuovo oltre i limiti il suo mandato”.

Per il presidente delle Sparkassen Georg Fahrenschon, “le decisioni della Bce rappresenteranno un peso per un numero sempre maggiore di persone nell’eurozona”. Mentre la spinta sul Quantitative Easing “aumenta la dose di veleno”, facendo delle banche centrali le maggiori creditrici dei loro Stati”.

Anche la politica si è espressa, con una presa di posizione del vicecapogruppo dell’Unione in Bundestag Ralph Brinkhaus, che ha insistito come sempre sulle responsabilità dei governi: “il pacchetto della Bce non risolve i problemi economici dell’Europa”. Senza riforme fatte in modo coerente, le misure di Draghi “cadranno nel vuoto”. Il governo di Angela Merkel come sempre tace, per non violare l’indipendenza della Bce. Ma Wolfgang Schaeuble ha fatto trapelare il proprio malumore al G20, riferito oggi dalla Faz. La Germania non può certo essere “felice” delle misure di Draghi.

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da www.huffingtonpost.it

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1 commento

  1.   

    Tutti contro Draghi, ma lui alla fine non fa altro che supportare con strumenti di politica monetaria un’economia europea che sta affondando per l’incapacità dei governanti di effettuare scelte economiche appropriate. Sappiamo perfettamente che le manovre di Draghi non saranno assolutamente sufficienti a rilanciare l’economia europea. E’ come se avessimo un secchio con un buco enorme e cercassimo di compensare l’acqua che esce versando acqua nel secchio con una tazzina da caffè, per quanto puoi essere veloce il secchio continuerà a svuotarsi….
    Costringere le banche ad erogare credito alle imprese, sapendo che sono comunque in uno stato prefallimentare, è come dire dover affrontare dopo, un problema ancora maggiore, ovvero perdite su crediti talmente ingenti da far collassare le banche stesse per l’ennesima volta. Ho l’impressione che Draghi stia scimmiottando le mosse della BCE quando avvenne la crisi dei mutui sub prime, ovvero denaro a garganella alle banche per sopperire alle immense perdite su crediti e supportare le imprese, con una differenza sostanziale: gli USA hanno un sistema economico estremamente competitivo, omogeneo e con le principali multinazionali in grado di approfittare della globalizzazione in modo completo, l’unione europea ha un sistema economico rigido, appesantito da una pressione fiscale asfisiante, eterogeneo e con multinazionali numericamente e strutturalmente inferiori a quelle americane.