Occidente pronto a ricorrere alle armi pesanti “cinesi”: le statalizzazioni. Italia in testa

Autostrade e Alitalia? Non solo. Per superare la crisi da pandemia l'Europa nazionalizza gruppi strategici e supply chain, Usa e Cina si battono per il controllo dell'hi-tech e la difesa di interessi nazionali.

(WSC) ROMA – Il 2020 sarà ricordato come un anno di svolta, in cui le statalizzazioni hanno iniziato a dominare la scena economica internazionale. In Italia domina la politica la statalizzazione di due grandi aziende come Autostrade e Alitalia. Ma mentre per superare la pandemia i big dell’Unione Europea nazionalizzano a suon di miliardi gruppi aziendali e supply chain strategici, Stati Uniti e Cina si battono per difendere gli interessi nazionali, in modo tale da mantenere il controllo dei sistemi e degli strumenti di alta tecnologia.

Per proteggere le aziende di casa più importanti dalle turbolenze di mercato scatenate dalla pandemia di Covid-19, molti paesi occidentali sono intenzionati a seguire la strada della Cina e ricorrere alle armi pesanti dell’agenda protezionista: le statalizzazioni. È successo per esempio nelle tre maggiori potenze europee, Italia, Germania e Francia. A Parigi il governo ha stanziato 45 miliardi di aiuti pubblici per uscire dal tunnel della depressione economica.

A marzo, in piena crisi, il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ha dichiarato che l’esecutivo avrebbe fatto di tutto per salvaguardare le grosse società nazionali. Si tratta di un cambio di direzione politica a 180 gradi per il presidente Emmanuel Macron e per il suo esecutivo, che fino ad allora militavano con grande convinzione per le privatizzazioni e per il libero mercato.

Europa: verso la statalizzazione di gruppi strategici e supply chain

In Italia la compagnia aerea Alitalia e altre concorrenti con licenza italiana sono state salvate con 500 milioni prelevati dalle tasche dei contribuenti. Con il decreto Coronavirus è nata così una newco al 100% pubblica.

Sempre a marzo in Germania il responsabile del ministero dell’Economia, Peter Altmaier, ha espresso la volontà di aiutare le compagnie farmaceutiche eccessivamente dipendenti dall’importazione di prodotti dall’Asia. Per farlo l’intenzione è ricostruire le catene di fornitura in Europa. Secondo il magazine tedesco Der Spiegel la statalizzazione delle supply chain sarebbe una soluzione per aiutare le società nazionali che hanno una particolare valenza strategica.

Rimpatriando i siti di produzione in Germania, o per lo meno nell’Unione Europea, Berlino spera di aiutare le aziende a superare le difficoltà create dalla pandemia del nuovo coronavirus. Una situazione che per diversi mesi ha provocato un’implosione della domanda, compromettendo l’intera filiera produttiva mondiale. Lo stesso governo Merkel non ha inoltre perso tempo ad assumere una quota del 25,1% di Lufthansa con un investimento di una decina di miliardi.

Intanto sul piano geopolitico, la guerra commerciale sino americana si è trasformata da un po’ di tempo in una guerra tecnologica a tutto campo. L’epidemia di inizio 2020 non ha fatto altro che intensificare le tensioni. Gli osservatori di tutto il mondo mettono da tempo in guardia sui rischi di una presenza sempre più importante delle autorità nazionali delle due superpotenze nel settore tecnologico.

Guerra commerciale Usa-Cina: statalizzazione dei big hi-tech

L’obiettivo della statalizzazione dei big dell’hi-tech e digitale cinesi e statunitensi è quella di difendere gli interessi nazionali. Se Cina e Usa continuano ad adottare misure protezioniste e ad alzare i toni, le conseguenze su scala internazionale di una simile strategia saranno pesanti.

Una nota società di consulenza strategica geopolitica, Wikistrat, ha condotto una sorta di “war game” economico. Nella simulazione degli strategist del gruppo di Washington che si svolge nel 2021, gli Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump al suo secondo mandato decidono di imporre un embargo sul commercio e gli investimenti nell’alta tecnologia in Cina.

Nell’esperimento condotto da 40 esperti di spicco provenienti da tutto il mondo – divisi in “Team China” e Team US”, la guerra commerciale e tecnologica si è svolta in tre round senza esclusione di dazi. Obiettivo: scoprire quali sarebbero le nuove strategie e politiche adottate dalla prima e seconda potenza economica al mondo nel caso in cui si dovessero trovare in uno scenario di tensione estrema.

In particolare, Oren Kesler, amministratore delegato di Wikistrat, sottolinea che Trump avrebbe vita facile a ottenere l’approvazione del Congresso. In quanto “la posizione degli Stati Uniti contro la Cina stia guadagnando un sostegno bipartisan”. È l’effetto della pandemia di Covid-19, e delle ultime notizie provenienti da Hong Kong, Taiwan e dalla Corea del Nord.

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