Priorità Cina 2021: centenario del Partito Comunista e l’America di Biden

Nell’anno del bue, Pechino celebrerà i 100 anni del Pcc e definirà la tattica nei confronti della nuova amministrazione americana. È il preludio al Congresso nazionale del 2022, che stabilirà i nuovi vertici del potere e il futuro di Xi. Nuovi focolai di Covid-19, elezioni a Hong Kong e dossier Taiwan minano il percorso.

di Giorgio Cuscito

(WSC) ROMA – Festa di Primavera a febbraio, centenario del Partito comunista cinese (Pcc) a luglio ed elezioni di Hong Kong a settembre scandiscono il delicato 2021 della Repubblica Popolare. Sullo sfondo, si stagliano il rischio di una seconda ondata di epidemia di coronavirus e la rivalità strategica con gli Stati Uniti. La quale, al netto di variazioni tattiche, resterà immutata nonostante l’entrata in carica dell’amministrazione americana guidata dal presidente Joe Biden.


La Repubblica Popolare ha sinora contenuto efficacemente il virus e ripreso a crescere economicamente. Tuttavia, i focolai di Covid-19 nello Heilongjiang e nello Hebei indicano che il problema non è completamente superato. Il governo cinese irrigidisce le misure di controllo (soprattutto a Pechino) e scoraggia i “lavoratori migranti” delle megalopoli dal visitare in massa i parenti nelle campagne per festeggiare il capodanno cinese. L’importante ricorrenza stavolta cade il 12 febbraio e celebra il segno zodiacale del bue.


Dalla prevenzione della seconda ondata della malattia dipendono lo stato di salute del paese, la legittimità del Pcc, la credibilità in patria e all’estero della sanità cinese. Quindi, indirettamente anche la diffusione all’estero dei vaccini del Drago, nella cornice della “via della seta della salute”.


Dopo il capodanno, apparati e propaganda sinici si concentreranno sul centenario del Pcc. Insieme a quello della Repubblica Popolare nel 2049, l’evento scandisce il percorso di “risorgimento della nazione cinese”, cioè l’ascesa del paese al rango di superpotenza. I media fedeli al Partito celebreranno i suoi risultati, incluso l’eliminazione della povertà assoluta nelle campagne, il contenimento del coronavirus e la successiva ripresa dell’economia cinese.


Insomma, il sistema propagandistico esalterà la stabilità del sistema politico imperniato sul Partito, ancor più di quanto stia facendo in questi giorni. Pechino sta infatti approfittando dell’assalto al Campidoglio americano condotto dai sostenitori del presidente uscente Donald Trump per criticare le storture della democrazia a stelle e strisce, esaltare la solidità del “socialismo con caratteristiche cinesi” ed evidenziare il doppio standard degli Usa quando trattano la tutela dei diritti umani in patria e nella Repubblica Popolare. I media cinesi hanno definito le scene di violenza a Washington come una “splendida vista” (meili de fengjingxian). Si tratta di una parafrasi riferita a quanto detto il 4 giugno 2019 dalla speaker del parlamento americano Nancy Pelosi in merito alla tradizionale veglia svoltasi a Hong Kong per ricordare il massacro di piazza Tiananmen.


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Carta di Laura Canali – 2020


Archiviato il centenario, il presidente cinese Xi Jinping si concentrerà sul XX Congresso nazionale del Pcc, che si svolgerà nel 2022. L’evento determinerà i vertici del potere e potrebbe confermare Xi alla guida del paese. Nel frattempo, il leader della Repubblica Popolare e la sua cordata cercheranno di tenere saldamente il controllo di Partito, Stato ed Esercito popolare di Liberazione. Ne è prova l’entrata in vigore il 1° gennaio dell’emendamento della legge sulla Difesa nazionale. L’esplicito coinvolgimento delle imprese statali e private nella protezione del paese conferma quanto emerso tra novembre e dicembre con i provvedimenti presi contro Alibaba: Pechino vuole assicurarsi che i colossi tecnologici siano al servizio degli obiettivi strategici nazionali e che non diventino centri di potere autonomi rispetto a quello del Partito. L’emendamento include esplicitamente lo “sviluppo di interessi” all’estero, Spazio, ciberspazio e spettro elettromagnetico quali dimensioni della difesa nazionale. Inoltre, la tutela dell’ordine sociale, la prevenzione delle attività terroristiche e la protezione dei diritti marittimi sono ufficialmente assegnate alla Polizia armata del popolo, che è alle dipendenze della Commissione militare centrale presieduta da Xi.


Anche un nuovo giro di vite a Hong Kong è altamente probabile. Il Porto Profumato attende con trepidazione le elezioni legislative di settembre, già posticipate di un anno ufficialmente a causa dell’epidemia di coronavirus. Eppure la cinquantina di arresti eseguiti a inizio gennaio e il primo blocco in assoluto di un sito Internet sulle proteste in base della legge per la sicurezza nazionale illustrano la determinazione del potere centrale nello stroncare le sempre più fragili ambizioni democratiche locali. Al punto che si vocifera di una possibile modifica del sistema elettorale hongkonghese. Nuove manifestazioni e arresti nei prossimi mesi sono verosimili.


La rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina resterà inalterata. Un editoriale del Quotidiano del Popolo lascia intendere che Pechino cercherà retoricamente di allentare la tensione con Washington approfittando dell’elezione di Biden, senza illudersi di poter avviare una nuova sintonia sino-statunitense. La leadership cinese continuerà a perseguire l’autosufficienza tecnologica, essenziale per lo sviluppo economico e militare. Inoltre, continuerà a difendere il famigerato processo di sinizzazione delle minoranze etniche nel Xinjiang, in Tibet e in Mongolia Interna perché lo considera essenziale ai fini della stabilità nazionale. Eppure tale tattica danneggerà ulteriormente l’immagine della Cina in Occidente.


Resta da vedere come Biden affronterà il dossier Taiwan, vero termometro dei rapporti tra la superpotenza e la sfidante. Negli ultimi quattro anni, l’amministrazione Trump ha consolidato notevolmente i rapporti con Taipei sul piano politico e militare. Una decina di giorni prima dell’entrata in servizio di Biden, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha rimosso le restrizioni ai contatti tra la diplomazia di Washington e il governo dell’isola. La mossa sorprende per la tempistica, non per i contenuti. Il Taiwan Travel Act del 2018 già incoraggiava le visite dei funzionari di entrambi i governi a tutti i livelli. Da quel momento alcuni rappresentanti del governo americano si sono recati sull’isola, provocando l’immediata critica cinese.


Il provvedimento preso da Pompeo rafforza la proiezione diplomatica di Taipei all’estero. Tuttavia non equivale a un riconoscimento americano dell’indipendenza di Taiwan, circostanza che molto probabilmente innescherebbe l’intervento militare della Repubblica Popolare sull’isola.


Biden continuerà a sostenere la causa taiwanese, ma difficilmente provocherà Pechino più di quanto abbia già fatto Trump. A meno che non voglia prendere in considerazione un conflitto con la Repubblica Popolare. Piuttosto il nuovo inquilino della Casa Bianca farà leva sulla collaborazione con Giappone, India e Australia nell’ambito del dialogo quadrilaterale di sicurezza (Quad) e sulla Nato per contenere le ambizioni navali di Pechino nei Mari cinesi.


Tali sviluppi incideranno anche sugli interessi dell’Italia, che resterà al centro del duello sino-statunitense. Da quando Roma ha aderito alle nuove vie della seta nel 2019, il nostro paese non è riuscito ad accrescere i rapporti commerciali con la Repubblica Popolare. In più ha incassato pressioni e ritorsioni americane. Questi fattori e le potenziali minacce per la sicurezza nazionale hanno indotto il governo italiano a prendere le distanze dalla Cina nel campo del 5G (vedi il veto all’accordo Fastweb-Huawei) e dei porti. Eppure l’Italia non rinuncia alla collaborazione economica e scientifica con il Drago. Malgrado l’Agenzia spaziale italiana (Asi) abbia siglato recentemente degli accordi con la Nasa, Roma e Pechino hanno annunciato che approfondiranno “le opportunità̀ di volo relative ad esperimenti italiani a bordo delle missioni cinesi di esplorazione lunare Chang’e-6 e di studio degli asteroidi”. L’Asi e la China Manned Space Agency continueranno “a discutere sulla realizzazione dell’esperimento scientifico Herd (High Energy Radiation Detector) a bordo della stazione spaziale” della Repubblica Popolare. Questo progetto prevede il rilevamento di particelle di materia oscura, lo studio dei raggi cosmici e dei raggi gamma ad alta energia. L’Italia avrebbe dovuto costruire i moduli pressurizzati della stazione cinese, ma l’opposizione americana ha spinto il nostro paese a fare un passo indietro lo scorso anno.


Pechino cercherà il consenso nostrano per guadagnare soft power in seno all’Ue. Il 2021 sarà infatti decisivo per la finalizzazione dell’Accordo globale sugli investimenti (Comprehensive Agreement on Investment, Cai) sino-europeo. Il fatto che la Germania abbia voluto raggiungere l’intesa tre settimane prima dell’inaugurazione di Biden evidenzia l’importanza del mercato cinese per l’economia tedesca e la crescente tensione tra Berlino e Washington. L’amministrazione entrante avrebbe preferito concordare con i soci europei come gestire il rapporto con la potenza rivale.


Pechino potrebbe usare tali dissapori per penetrare ulteriormente la sfera d’influenza americana nel Vecchio Continente.

Carta di Laura Canali - 2019

Carta di Laura Canali – 2019

Fonte: LimesOnline, che ringraziamo
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