Petrolio, senza l’Ipo di Aramco l’Arabia Saudita fa crack

La preoccupante situazione delle finanze pubbliche del paese guidato dalla monarchia wahabita e il deterioramento più generale di tutta l’economia del regno. Che si trova a fronteggiare il …

La preoccupante situazione delle finanze pubbliche del paese guidato dalla monarchia wahabita e il deterioramento più generale di tutta l’economia del regno. Che si trova a fronteggiare il crollo, continuo, dei prezzi del greggio. Intanto Re e corte sguazzano nell’oro.

Si è da poco concluso il tour asiatico del re dell’Arabia Saudita, Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd. Un viaggio che ha portato il monarca wahabita a visitare i grandi importatori di petrolio saudita in Asia – Malesia, Indonesia, Giappone e Cina – alla ricerca di nuove opportunità di investimento per il regno, compresa la vendita di una quota della compagnia petrolifera nazionale, la Aramco.

Non è un caso che tale iniziativa giunga in un momento particolarmente complesso per l’economia della monarchia islamista, che esce sconfitta del conflitto siriano: lo scorso settembre l’Arabia Saudita ha dovuto tagliare stipendi e benefit nel settore pubblico, ridurre gli straordinari e introdurre altre importanti misure di austerità a causa del crollo del prezzo del petrolio. Un sintomo della crisi economica che si è abbattuta sul regno di re Salmān.

In Arabia Saudita è arrivata l’austerità

Come riporta il Financial Times, lo scorso autunno i bonus e gli straordinari per i lavoratori del settore pubblico sono stati cancellati attraverso una serie di decreti emessi dalla monarchia.  L’applicazione di tali misure di austerità è una mossa politicamente rilevante che rileva la preoccupante situazione delle finanze pubbliche e un deterioramento più generale di tutta l’economia del regno, che si trova a fronteggiare il crollo, continuo, dei prezzi del petrolio.

I cittadini sauditi che lavorano nel settore statale – circa due terzi della popolazione – sono abituati a lauti stipendi e straordinari generosi. Il decreto, entrato in vigore a novembre, è stato applicato a tutti i lavoratori del settore pubblico, sia sauditi che stranieri, compresi i militari. I soldati in servizio in Yemen, dove il regno wahabita guida la coalizione contro i ribelli sciiti Houthi, sono stati esentati dai tagli.

Gli accordi con la Cina

La crisi economica che ha colpito Riyad ha costretto la monarchia a reagire e a mettere in campo nuove iniziative. Questa settimana la Cina e l’Arabia Saudita hanno firmato importanti accordi di cooperazione durante la visita di re Salmān a Pechino. A darne notizia è l’agenzia di stampa cinese Xinhua News Agency.

Il presidente cinese Xi Jinping e il re saudita hanno partecipato alla cerimonia della firma, avvenuta al termine dei colloqui che si sono svolti presso la Grande Sala del Popolo a Pechino. “I nuovi accordi riguardano un ampio ventaglio di settori – ha affermato il Ministro degli esteri cinese Zhang Ming – Tali partnership includono un memorandum d’intesa dal valore di 65 miliardi di dollari inerente 35 progetti di cooperazione”.

Comparto privato in affanno a causa dei tagli

L’Arabia Saudita, nei giorni precedenti, aveva promesso di promuovere nuovi progetti di sviluppo verso la fine del 2017 al fine di rilanciare un’economia messa in difficoltà dalle misure di austerità. Il principe ereditario Mohammed bin Salmān, alto funzionario economico del regno, ha incontrato una delegazione di rappresentanti del settore saudita privato, colpito duramente dai tagli alla spesa e dal ridimensionamento delle sovvenzioni statali.

Gli imprenditori, secondo Reuters, appoggerebbero le riforme del principe Mohammed, mirate a diversificare l’economia dopo il crollo del petrolio, in cambio di nuove opportunità di investimento e di un vero rilancio. “Il settore privato, cresciuto solo lo 0,1% lo scorso anno, ha risentito dall’aumento dei costi di produzione e dal calo del potere d’acquisto dei cittadini” – ha affermato Ahmed bin Suleiman al-Rajhi, capo della Camera di Commercio e Industria di Riyad, al termine della riunione.

Austerità? Non certo per il Re

Nonostante il momento di crisi, per il suo sfarzoso tour asiatico re Salmān non ha certo badato a spese. Secondo il New York Times, insieme a lui ha viaggiato un corteo di ben 1500 persone, tra cui 25 principi, 10 ministri e circa 100 guardie del corpo.

La delegazione è arrivata in Asia con sei aerei Boeing e un Lockheed C-130 Hercules, un aereo da trasporto militare carico di 506 tonnellate di merci, tra cui due limousine Mercedes-Benz S600 e due ascensori elettrici per soddisfare i bisogni del monarca. In Indonesia, per scaricare i bagagli, sono stati assunti circa 572 lavoratori. L’ultraottantenne re saudita ha utilizzato una scala d’oro per scendere dal suo aereo. Se l’Arabia Saudita tenta di uscire dalla crisi economica, la monarchia wahabita che la governa sembra non risentire affatto della nuova condizione di austerity.

Fonte: Il Giornale

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1 commento

  1.   

    L’Arabia Saudita è uno dei Paesi medievali più pericolosi e aggressivi esistenti al mondo. L’unica cosa che sanno esportare è il petrolio e il terrorismo, ma il mondo, grazie agli USA che li proteggono, pare che non se ne renda conto.