Nuovo ko della Borsa cinese, apre e chiude in mezz’ora. Effetto a catena in Asia e ora si teme il contagio in Europa

Dopo soli 30 minuti di contrattazioni i mercati sono stati chiusi in anticipo per un crollo di oltre il 7%. La Banca centrale getta acqua sul fuoco: reagiremo …

Dopo soli 30 minuti di contrattazioni i mercati sono stati chiusi in anticipo per un crollo di oltre il 7%. La Banca centrale getta acqua sul fuoco: reagiremo alle speculazioni. Male anche Tokyo e Hong Kong. Crolla il prezzo del petrolio e risale quello dell’oro. 

In attesa di conoscere quale sarà la reazione dei mercati finanziari europei si registra una nuova bufera sulle borse asiatiche. I mercati azionari cinesi sono stati chiusi in anticipo, appena dopo l’apertura, dopo un ulteriore crollo di oltre il 7% che ha innescato il meccanismo di “interruttore” automatico e dopo l’annuncio ufficiale di una perdita dello yuan, la più alta dal mese di agosto. È la seconda volta questa settimana che il meccanismo di sospensione automatica delle contrattazioni viene attivato.

Le borse di Shanghai e Shenzhen già lunedì avevano chiuso in anticipo dopo un altro scivolone. Al momento della chiusura anticipata quest’oggi, meno di mezz’ora dopo l’inizio delle operazioni, l’indice composito della borsa di Shanghai aveva perso il 7,32%, pari a 245,95 punti, arrivando a 3.115,89. La borsa di Shenzhen aveva lasciato sul terreno l’8,35% pari a 178,08 punti, collocandosi a 1.955,88. Ad accentuare i timori degli investitori internazionali è l’accelerato deprezzamento dello yuan, che lascia intravedere problemi più seri del previsto per l’economia cinese.

A Tokyo l’indice Nikkei ha chiuso con una contrazione dello 2,33%. Il nervosismo delle borse si fa sentire anche negli Stati Uniti. Ieri chiusura negativa per Wall Street. Il Dow Jones ha perso l’1,46% mentre il Nasdaq ha ceduto l’1,14%. Per S&P 500 -1,31%.

di Luca Romano

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da ilGiornale

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Banca centrale cinese: sappiamo far fronte alle speculazioni

La Banca centrale cinese, in un editoriale pubblicato sul sito, si dice capace di mantenere lo yuan “a un livello ragionevole di equilibrio” e di fare fronte “a quelle forze che speculano” e “provano a trarre profitto” sulla moneta. La rassicurazione arriva dopo che lo stesso istituto centrale ha svalutato nuovamente la moneta e i mercati sono crollati. “Alcune forze – spiega l’istituto centrale – stanno provando a trarre profitto dalla speculazione”. “Questo genere di trading è scollegato dalla domanda e l’offerta di moneta straniera basata sull’economia reale e non riflette le vere condizioni di mercato. Questo porta ad una anormale fluttuazione del tasso di cambio dello yuan e manda dei segnali sbagliati al mercato”. “Di fronte a queste forze speculative – spiega la Pboc – la banca centrale ha le capacità di mantenere lo yuan basicamente stabile e a un livello ragionevole di equilibrio” anche per via delle condizioni dell’economia. E ancora, la Cina non ha bisogno di una “svalutazione competitiva” della moneta per stimolare l’esportazione e stabilizzare la crescita, afferma la banca centrale cinese nell’editoriale. “Sebbene la crescita dell’export si è rallentata nel 2015 – scrive – la quota del paese sulle esportazioni mondiali è cresciuta ancora. Non ci sono motivi per un nuovo deprezzamento dello yuan che resta una valuta forte, scrive.

Le reazioni in Asia: Tokyio perde il 2,3%, Hong Kong a -3,09%. 

Effetto Cina sulle borse asiatiche. Tokyo perde il 2,3%. Shanghai abbassa la saracinesca in anticipo dopo aver perso oltre il 7%. Hong Kong termina a -3,09%.

L’oro schizza sopra la soglia dei 1100 dollari l’oncia

Il crollo dei mercati cinesi ridà fiato al prezzo dell’oro, finito in affanno negli ultimi mesi per via del rialzo dei tassi Fed e l’apprezzamento del dollaro. Il metallo con consegna immediata risale sopra la soglia dei 1100 dollari l’oncia (+0,8% a 1102,85).

Cala il prezzo del petrolio

I timori di una situazione economica peggiore del previsto in Cina e la sovrapproduzione mandano al tappeto il prezzo del petrolio già in calo nei giorni scorsi. Il greggio Wti cede il 4% a 32,6 dollari al barile fra forti scambi mentre il Brent cala a 32,75 dollari. Per alcuni analisti la soglia dei 30 dollari non e’ piu’ cosi’ lontana.

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