Nota per i taxi: Uber vale $51 miliardi

Non sono tempi per le categorie protette. Usereste ancora il telex? Stessa cosa. Ecco il motivo per cui la app per il noleggio di auto private con autista …

Non sono tempi per le categorie protette. Usereste ancora il telex? Stessa cosa. Ecco il motivo per cui la app per il noleggio di auto private con autista ha raggiunto una valutazione di oltre quota 50 miliardi di dollari ora che Uber ha annunciato una nuova raccolta fondi da 2 miliardi di dollari per il mese di maggio. Solo il social network di Mark Zuckerberg aveva raggiunto simili vette prima di approdare in Borsa. A 5 anni dal suo ingresso sulla scena Uber si appresta così a diventare la startup più ricca del mondo. Ma bisognerà attendere ancora qualche mese prima di assistere all’Ipo. Difficilmente Uber si quoterà prima del 2016.

Uber intende replicare il successo ottenuto in Borsa da Facebook e Alibaba al loro esordio. Per riuscire in questa impresa è probabile che la startup con sede a San Francisco decida di quotarsi l’anno prossimo anziché alla fine del 2015 com’era stato ipotizzato in precedenza, complici le performance deludenti fatte registrare negli ultimi mesi a Wall Street dalle Internet company. Il titolo di Alibaba, per esempio, ha perso il 26 per cento da novembre a oggi. Nello stesso periodo Twitter ha visto calare le proprie azioni del 10 per cento.

Per massimizzare al massimo le sue entrate Uber sarebbe disposta ad aspettare ancora. L’app dei tassisti fai-da-te, che dal suo debutto a oggi ha raggiunto 250 mercati, valutata 120 volte di più di quanto incassa, prevede di arrivare a 2 miliardi di dollari di ricavi quest’anno (+400%) proprio come Facebook nel 2010, quando mancavano due anni alla quotazione del social network. Uber a dicembre aveva raccolto 1,2 miliardi di dollari. Finora ha ottenuto in finanziamenti un importo dieci volte superiore rispetto a quello sui cui ha messo le mani il rivale Lyft.

Gli investitori, insomma, sembrano sordi alle proteste dei taxi né danno granché importanza ai tentativi di regolamentare il business di Uber messi in campo fin qui dalle istituzioni di mezzo mondo. Anche la Federal Trade Commission statunitense sta cercando il modo di fissare dei paletti in grado di garantire da un lato la tutela dei consumatori che usufruiscono del servizio offerto dalla app e che dall’altro non intralcino l’innovazione. Pure la Commissione europea è al lavoro per trovare una soluzione vincente. In Italia, nel frattempo, sono arrivate in queste ultime settimane le prime sentenze che scagionano Uber dalle accuse di abusivismo.

di Francesco Bisozzi

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Gazzettino

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