Banche di credito cooperativo, in Italia 50 su 300 sono “fragili”

Ratio patrimoniali e tassi di copertura delle sofferenze inferiori alla media del sistema bancario nazionale, “così aumentano i rischi”. L’analisi del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, …

Ratio patrimoniali e tassi di copertura delle sofferenze inferiori alla media del sistema bancario nazionale, “così aumentano i rischi”. L’analisi del capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, sulle Bcc.

Tra le banche di credito cooperativo italiane (oltre 300) ce ne sono circa 50 fragili con ratio patrimoniali e tassi di copertura delle sofferenze inferiori alla media del sistema bancario nazionale. Questa la fotografia aggiornata scattata dalla Banca d’Italia a fine dicembre scorso. I dati li indica il capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo. In tale contesto, afferma in un intervento, “aumenta la probabilità che un numero non marginale di Bcc vada incontro a tensioni a causa della difficoltà di alimentare il patrimonio nella misura e con la rapidità imposti dal contesto regolamentare, istituzionale e di mercato”.

La “componente più fragile del settore” rappresenta il 16% dell’attivo della categoria. Quella che dovrà proseguire l’adeguamento dei livelli di copertura. Il sistema delle Bcc a seguito della crisi ha dovuto effettuare massicce rettifiche che “negli ultimi quattro anni hanno assorbito in media l’80% del risultato di gestione”.

“Apritevi alle Coop europee”

La futura capogruppo del sistema cooperativo italiano “trarrebbe giovamento dalla partecipazione di investitori di lungo periodo, ad esempio grandi banche cooperative europee con cui allacciare rapporti di partnership, fondi mutualistici e altri soggetti del mondo cooperativo”. Così il capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, nel corso di un convegno organizzato dalla Fondazione ItalianiEuropei. Per l’esponente di via Nazionale è positivo che un emendamento al Dl banche, che contiene la riforma del sistema, preveda una deroga in caso di necessità al principio che la capogruppo sia detenuta in misura maggioritaria dalle stesse Bcc.

“Una regola troppo rigida rischierebbe di rendere irrisolvibili con strumenti di mercato eventuali situazioni di difficoltà patrimoniale e si rifletterebbe da subito in valutazioni negative nell’esame dei piani di risanamento da parte dell’Autorità di vigilanza e di quelli di risoluzione da parte dell’ononima autorità”. Le Bcc hanno bisogno “di capitali pazienti” in grado di rafforzare i legami con la radice cooperativa e la vocazione localistica e “favorire l’orientamento della gestione verso obiettivi di medio-lungo termine”.

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La way-out per le banche di credito cooperativo, anche dopo le ultime modifiche al Dl banche all’esame della Camera, “non ci entusiasma ma vista la logica di straordinarieta’ ci puo’ stare”. Cosi’ Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, la capogruppo associativa delle Bcc. La way-out da’ la facolta’ alle Bcc con un patrimonio sopra i 200 milioni di non aderire alla capogruppo spa prevista dalla riforma. Azzi aggiunge che il progetto di capogruppo sara’ costruito in modo tale da “tenere dentro le 14 banche che sono sopra la soglia”.

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