Coronavirus: Italia più grande focolaio al di fuori dell’Asia. Team OMS a Roma

“Ora a rischio le grandi città”. Preoccupazione per il boom di casi in pochi giorni nel nostro paese, e soprattutto la mancata chiarezza sui collegamenti fra i contagi.

L’Italia afferma che il numero di casi di coronavirus è aumentato da tre a 152 in pochi giorni, cosa che la rende il più grande focolaio al di fuori dell’Asia“. Ad annunciarlo è una breaking news del ‘Washington Post’. “L’epidemia – si legge – è concentrata nel nord del paese, un’area ricca, dove le autorità hanno agito in velocità chiudendo le città in cui il virus è più concentrato. Il picco dei casi si è registrato all’improvviso, dato che giovedì, l’Italia aveva visto solo tre casi confermati“.

Sto inviando un team dell’Oms Europe in Italia per lavorare insieme per conoscere la diffusione del virus e contenerlo. Mi unirò per supportare il ministero Salute italiano”. Lo annuncia il direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Hans Kluge su Twitter. Kluge esprime anche “preoccupazione per i casi italiani in aumento e la mancata chiarezza sui collegamenti” fra i contagi.

L’Oms esprime preoccupazione sulla situazione italiana, da un Paese che era all’ultimo posto al primo in pochi giorni. Fra poco rischiamo di superare il Giappone“. Cosi’ Walter Ricciardi commenta a “Mezz’ora in piu’” su Raitre la notizia dell’invio di un team in Italia sull’emergenza coronavirus. “In questo momento la politica deve fare la politica, e la scienza deve fare la scienza”, ha aggiunto.

Borrelli: “Valutiamo ipotesi pessimistiche”

Lo scenario al momento e’ crescente, valutiamo anche ipotesi piu’ pessimistiche. In questi territori continuera’ la vita ma con una mobilita’ ridotta, i servizi essenziali verranno garantiti, se ci sono difficolta’ ci si rivolge al sistema operativo comunale. Se al livello territoriale non si potra’ intervenire interverra’ il sistema nazionale, per consentire di vivere una vita normale. Si tratta di un modello scalabile. Questa e’ una emergenza particolare, e credo che il nostro sistema di Protezione civile sta dando prova di capacita’. C’e’ da gestire tutte le variabili“. A dirlo il capo della Protezione civile Angelo Borrelli a “Mezz’ora in piu’” su Raitre, parlando delle zone interessate dal contagio del coronavirus Covid-2019.

Per quel che riguarda le zone off limits, dove si e’ diffuso il contagio del Coronavirus, “e’ regolamentata la possibilita’ di andare ad acquistare il cibo e la fornitura dei servizi essenziali, c’e’ un coordinamento che dara’ le indicazioni”. Lo spiega, in collegamento con In mezz’ora, Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus. “Siamo impegnati h24 per coordinare i centri sul luogo e non vengono riscontrate difficolta’, se poi ci dovessero essere dei problemi li risolviamo, e’ questo il nostro lavoro”, garantisce.

Resta ignoto il paziente zero al quale e’ riconducibile il contagio da Coronavirus. “Stiamo ricercando con il massimo impegno il paziente zero, per questo abbiamo attuato un cordone sanitario molto forte” per poter “ricostruire la catena dei possibili contagi”, ha aggiunto Borrelli. “Potrebbe anche essere una persona che e’ guarita, un soggetto che ha contagiato altri, sono i contagi di seconda terza generazione. Ci auguriamo di trovarlo quanto prima“, ha continuato, “ma nel frattempo occorre indagare anche altri possibili contagiati” per fermare il propagarsi del Coronavirus.

Epidemiologo: “Ora a rischio sono le grandi città”

Ora il rischio e’ che i contagi da Coronavirus si diffondano nelle grandi citta’: uno scenario di questo tipo segnerebbe l’inizio della fase epidemica vera e propria, che richiede misure mirate”. Lo rileva all’ANSA Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Universita’ di Pisa, sottolineando che in tale eventualita’ si passerebbe da una fase di “contenimento” dell’emergenza ad una di “mitigazione“. Dunque, avverte, “e’ fondamentale prepararsi e non perdere tempo, a partire dagli ospedali, che devono essere pronti a sostenere una richiesta improvvisa e massiccia disponendo di attrezzature, personale e di un’organizzazione efficiente per identificare subito i casi piu’ gravi da quelli meno gravi che potrebbero essere trattati a domicilio“. Nell’ipotesi di un aumento di casi, tuttavia, “isolare le grandi citta’ – spiega – non avrebbe senso: se si identificassero contagi massicci in una metropoli, presumibilmente tali soggetti avrebbero gia’ infettato molte persone, molte delle quali si sono magari gia’ spostate fuori da quei centri. Isolare ha senso solo se e’ ancora possibile bloccare la diffusione del virus in quel perimetro“.

Foad Aodi (Amsi) a Oms: “Urge collaborare per identificare il paziente zero”

Ottima decisione di Sala a Milano ,è il momento di decisioni tempestive senza gioco di rimessa“. Cosi l’associazione medici di origine straniera in Italia(Amsi) ,Unione Medica Euro Mediterranea (UMEM) ,Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e il Movimento internazionale Transculturale interprofessionale Uniti per Unire continuamente seguono la situazione in Italia e all’estero invitando tutti a collaborare. “Urge che la Oms collabori e dia indicazioni all’Italia per identificare il paziente 0 e più informazioni sui portatori sani al posto di avanzare critiche e dubbi sul caso Italia, bisogna dare maggiori consigli e informazioni alla popolazione sul contagio asintomatico, bisogna avere più cautela e precisazione nel comunicare il numero dei casi contagiati e confermati, bisogna coinvolgere tutti i virologi esperti in Italia, bisogna coinvolgere e informare maggiormente tutti i medici e professionisti della sanità italiani e di origine straniera, sulle ultime notizie, diagnosi e percorso Quarantena, bisogna confrontarci con i SSN coinvolti maggiormente con il Coronavirus come Iran, Corea del Sud e non solo la Cina”, così porta avanti alcuni consigli Foad Aodi, il Fondatore Amsi e Umem e Membro Gdl Salute Globale Fnomceo , e aggiorna sulla situazione internazionale che ormai ha coinvolto 24 paesi.

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