Fmi, economia globale verso Grande Depressione. Italia più colpita: Pil -9,1%

Il Pil pro-capite scenderà in 170 nazioni. Fuori dall'Ue, Libano (-12%) Venezuela (-15%) e Macao (-29,6%). Germania -7%, USA -5,9%, Cina +1,2%.

(WSC) Roma – Una contrazione del 9,1%: è questa la ferita che la pandemia di coronavirus lascerà sull’economia italiana nel 2020, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, che martedì 14 aprile ha diffuso le previsioni di primavera. Un rapporto quanto mai atteso: l’economia mondiale entra in recessione, con una contrazione del 3% per l’anno in corso, seguita da un incerto rimbalzo del 5,8% nel 2021. A gennaio, prima dello scoppio della pandemia, l’Fmi stimava per il 2020 una crescita superiore al 3,3%.

«La perdita cumulata in termini di Pil tra il 2020 e il 2021 – scrive nel suo blog la capo economista dell’Fmi, Gita Gopinath (foto) – potrebbe essere di circa 9.000 miliardi di dollari, più grande delle economie di Giappone e Germania insieme». Il Pil pro-capite scenderà quest’anno in 170 Paesi.

Gita Gopinath.

I dati
L’Italia è tra i Paesi più colpiti. Nel 2021 il rimbalzo previsto sarà del 4,8%, ma in Europa, solo la Grecia accuserà quest’anno una riduzione del Pil più acuta, con un calo del 10%. Oltre i confini europei, sono solo 3 i Paesi per i quali l’Fmi prevede uno shock peggiore: il Libano (-12%), il Venezuela (-15%, che però segue il -35% del 2019) e Macao (-29,6%). Nel 2021, l’Italia dovrebbe crescere del 4,8%. Per la Germania, la contrazione sarà del 7% quest’anno, seguita da un rimbalzo del 5,2% l’anno prossimo.

Nell’Eurozona, che nel complesso vedrà il Pil ridursi del 7,5% (con ripresa del 4,7% nel 2021), il Fondo raccomanda interventi mirati a sostegno dei Paesi più colpiti.

Economia: arriva una nuova Grande Depressione, peggio degli anni ’30

Per gli Stati Uniti, la contrazione sarà del 5,9%, alla quale seguirà una crescita del 4,7%. La Cina si salverà dal segno meno, ma la sua crescita si fermerà quest’anno all’1,2%, per poi accelerare oltre il 9%. Gli indicatori relativi a produzione industriale, vendite al dettaglio, investimenti fissi, «suggeriscono che la contrazione dell’economia cinese nel primo trimestre del 2020 potrebbe essere stata dell’8% su base annua», scrive il Fondo.

Anche l’India si salverà dal segno meno, con una crescita dell’1,9% quest’anno e del 7,4% nel 2021.

Una recessione senza precedenti

Nella prefazione al rapporto, Gopinath ribadisce che la recessione generata dalla pandemia «non ha precedenti» e fa impallidire quella legata alla crisi finanziaria globale di dieci anni fa: nel 2009, la flessione fu dello 0,1%. Come ha già detto il direttore generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, quella in corso sarà la recessione più severa dalla Grande depressione del 1929.

Ripresa incerta

Non solo. «Come durante una guerra o una crisi politica, c’è un perdurante e grave incertezza sulla durata e l’intensità dello shock», scrive Gopinath. Le stesse previsioni del Fondo ne risentono, con un’ombra sul rimbalzo atteso per il 2021, che potrà avvenire solo se la pandemia scomparirà nella seconda parte del 2020. Tuttavia, dati «molto peggiori sono possibili e forse addirittura probabili», avvisa l’Fmi, se la pandemia e le misure di contenimento dovessero prolungarsi, se l’impatto sulle economie emergenti fosse più severo, se lo stress finanziario persistesse, se fallimenti d’impresa e disoccupazione innescassero un effetto panico.

Il Fondo offre tre diversi scenari «peggiori» di quello assunto come più probabile. Nel primo caso, il Fondo ipotizza che ci voglia più tempo del previsto per fermare il contagio: la recessione sarebbe di tre punti più grave rispetto a quella stimata, seguita da un rimbalzo di un punto inferiore nel 2021. Il secondo caso ipotizza invece una seconda ondata nel 2021, che manderebbe in fumo la ripresa auspicata. Il terzo scenario prende in considerazione entrambe le ipotesi precedenti: il risultato sarebbe una grave recessione anche per il 2021, con una variazione del Pil di 8 punti più bassa rispetto al 5,8% stimato.

La risposta alla crisi

«La priorità immediata è contenere» la pandemia, soprattutto aumentando la spesa a sostegno dei sistemi sanitari. Durante il periodo di clausura (lockdown), raccomanda il Fondo, i Governi devono mettere le persone nelle condizioni di provvedere ai loro bisogni e garantire che le imprese possano ripartire rapidamente appena sarà terminata la fase acuta della crisi. Per questo servono politiche di bilancio, monetarie e finanziarie consistenti e mirate. La scorsa settimana, il numero uno del Fondo aveva ricordato che le misure di sostegno messe in atto dai Governi alle prese con la pandemia ammontano nel complesso a circa 8mila miliardi di dollari.

A questi interventi vanno poi sommati quelli altrettanto senza precedenti delle Banche centrali, che, raccomanda il Fondo, devono incoraggiare gli istituti di credito a rinegoziare i prestiti concessi a imprese e famiglie in difficoltà.

In molti Paesi (tra cui l’Italia), la risposta è stata «rapida e significativa», riconosce il Fondo. Tuttavia, gli interventi di sostegno dovranno essere rafforzati se il blocco dell’attività economica sarà prolungato o se la ripresa sarà lenta, tenendo sempre in considerazione che gli incentivi pubblici avranno maggior efficacia quando le restrizioni alle attività sociali ed economiche saranno revocate.

La disoccupazione
Lo shock avrà un impatto pesante sul mercato del lavoro. Per l’Italia, il Fondo prevede una disoccupazione in aumento dal 10 al 12,7%. In Portogallo, il tasso raddoppierà a quasi il 14%. In Spagna salirà al 20,8%, in Grecia al 22,3%. L’Eurozona nel suo complesso vedrà i senza lavoro salire al 10,4%, con la Germania virtuosa che resta sotto il 4%.

Drammatico il balzo negli Stati Uniti: dal 3,7% del 2019 al 10,4% del 2020. Al rallentamento dell’attività economica si accompagnerà una generalizzata gelata sull’inflazione, con indici dei prezzi allo 0,2% nell’Eurozona e allo 0,6% negli Usa.

Cooperazione internazionale
Il Fondo ribadisce l’appello alla cooperazione tra Stati per rallentare il contagio e sviluppare un vaccino: «Nessun Paese sarà al sicuro dalla pandemia e da una eventuale seconda ondata finché la trasmissione del virus continuerà da qualche parte».

******

ECONOMIA | LITANIA DI CATASTROFI DAL FONDO MONETARIO

Dalla Grande recessione alla Grande chiusura – o, per dirla con il Fondo, dalla Great Recessione al Great Lockdown. Le previsioni del Fmi appena comunicate per il 2020-2021 non sorprendono quanti abbiano già scorso le previsioni di altri centri di ricerca. Semmai, sono a volte meno pessimistiche. Si tratta, a scanso di equivoci, di una litania di catastrofi, sia che vengano dal Fondo che da altri. Se gli economisti dell’Unicredit danno, per l’Italia, una caduta del Pil del 15% quest’anno (per il mondo, -6%), il Fondo si limita al -9,1% (per il mondo, -3%).

Naturalmente, tutti i previsori insistono sulla precarietà delle previsioni, che sono legate a doppio filo alla durata dei contagi: una variabile, questa, che è fuori dagli orizzonti e dalle ‘cassette degli attrezzi’ di coloro che hanno il disgraziato compito di calcolare gli impatti sull’economia di questa crisi epocale.

Questo spiega l’alta variabilità delle previsioni: per fare un altro esempio, per gli Stati Uniti la caduta del Pil di quest’anno stimata dall’Unicredit è del -10,8%, per il Fondo monetario del – 5,9%. Non mi ricordo ci siano mai state queste differenze nel passato, dove le stime dei previsori si addensavano intorno al consenso.

Il Fondo dà, come si conviene in queste situazioni di grande incertezza, scenari alternativi: una più lunga durata della fase di contenimento, una nuova ondata di contagi nel 2021, più una combinazione di queste due disgrazie. Meglio non indagare. Nella previsione centrale il 2020 è, naturalmente, un anno perso.

Ma il 2021? Possiamo sperare in una ripresa a V? Per alcuni Paesi, sì. Per esempio, la Cina, secondo il Fondo, non conosce l’onta del segno meno quest’anno: il Pil cresce dell’1,2%; e nel 2021 rimbalza di ben il 9,2%. Data la stazza dell’economia cinese (la prima nel mondo, a parità di potere d’acquisto) questo rimbalzo aiuta quello del Pil mondiale, che nel 2021, dopo il -3%, farà (?) il +5,8%. Ma per le economie avanzate, e segnatamente per l’Italia, il segno più del 2021 non compensa il segno meno del 2020. Speriamo nel vaccino… (Fabrizio Galimberti)

Tag

Partecipa alla discussione